L’argento è un metallo prezioso di colore bianco-grigio, duttile e lucente, è molto diffuso in natura sia allo stato puro che associato ad altri minerali (piombo, rame, zinco e oro). Nel primo caso il metallo si trova sotto forma di filamenti, lamine e nastri intrecciati, tuttavia la maggior parte delle estrazioni proviene da formazioni rocciose in cui l’argento è frammisto ad altri materiali. Per questo è necessario effettuare lavaggi chimici per eliminare le scorie.
Fin dall’antichità l’argento ha attirato l’attenzione e l’interesse degli uomini grazie alle sue caratteristiche: non si ossida e si mantiene inalterato con molta facilità. Infatti la colorazione giallastra o bruna che ne altera il colore lucente è causata dai gas solforosi contenuti nell’aria, combinati con l’azione dell’aria e del riscaldamento. Per preservare la bellezza è sufficiente avvolgere gli oggetti d’argento in carta velina o in un panno e riporre in sacchetti di plastica ermeticamente chiusi. In caso di elementi da esporre, ad esempio un servizio, basta lavarli con acqua bollente e bicarbonato o acqua calda e detersivo oppure spolverarli con un panno soffice e un po’ di alcol.
Questo metallo è il miglior conduttore naturale di elettricità e calore, quindi conosce tante destinazioni, tra cui quella industriale e farmacologica; tuttavia il suo impiego principale è la produzione di monete e di gioielli. Infatti, esattamente come tutti gli altri metalli preziosi, l’argento è sempre stato un simbolo di prestigio e a partire dal Settecento è stato usato largamente dalla borghesia come status symbol. Non si parla soltanto di gioielli, ma anche di vasellame e di pezzi decorativi, che rappresentavano un buon investimento in quanto potevano essere riconvertiti facilmente in materia prima.
La storia dell’argento si lega strettamente a quella degli uomini che l’hanno lavorato, alle innumerevoli botteghe di argentieri e agli artisti che hanno saputo trasferire nelle opere da loro realizzate i tratti significativi della loro epoca. Intorno al Duecento, quasi contemporaneamente in tutta Europa, si diffuse l’uso della punzonatura: si tratta di veri e propri marchi (detti in gergo punzoni), che hanno ancora oggi la funzione di proteggere i clienti da possibili frodi. Sono lettere, simboli, nomi e numeri impressi sulla superficie dell’oggetto in dimensioni minuscole, tanto che per leggerli occorre una lente ingrandimento: in questo modo non si rovina l’estetica del risultato, ma si permette al cliente di conoscere l’esatta proporzione tra l’argento e gli altri metalli della lega usata. Infatti non bisogna dimenticare che l’argento è un metallo estremamente duttile e che quindi viene associato al rame così da renderlo più rigido e lavorabile. Il rapporto tra la quantità di argento e quella di rame all’interno della lega è chiamato titolo ed è indicato i millesimi: in genere si usano tre titoli, cioè 800, 925 e 950. Di conseguenza su mille parti di materiale rispettivamente 800, 925 e 950 sono di argento e 200, 75 e 50 di rame. Per questo è fondamentale controllare sia il peso che il titolo quando ci si rivolge ai compro argento per vendere i propri vecchi oggetti in argento.
Vista l’importanza del titolo nel determinare il valore di un oggetto in argento, i vari governi hanno emanato nel corso del tempo leggi severe per fissare i parametri da seguire nel settore dell’argenteria e del commercio del metallo. Al tempo stesso sono stati creati appositi uffici di controllo, detti di zecca, di garanzia, del marchio o del bollo. Qui degli esperti verificavano il titolo con la tecnica dell’assaggio, cioè esaminando attentamente le caratteristiche fisiche dell’argento. Sono la duttilità e il biancore a determinare con un buon grado di approssimazione la ricchezza della lega e la purezza del metallo: maggiore è la percentuale di argento presente nella lega e più il metallo è di colore chiaro.
In Italia dal 1968 i produttori sono vincolati per legge all’uso di due punzoni: il primo riporta il titolo (800, 925 o 950) all’interno di un ovale. Il secondo riguarda la stessa azienda produttrice e vede l’impressione sul metallo delle iniziali della provincia in cui opera la ditta e il suo numero di matricola rilasciato dalla Camera di Commercio locale. Il punzone è preceduto da una stella e contenuto all’interno di un esagono. Per legge non sono ammessi altri tipi di punzonatura, tranne la firma vera e propria dell’artigiano e sempre a titolo supplementare e facoltativo.