Nella maggior parte dei casi l’oro viene usato per realizzare gioielli e oggetti di oreficeria, tuttavia pochi sanno che questo metallo si trova anche in quasi tutti i dispositivi elettronici usati nella vita quotidiana. Infatti l’oro è molto apprezzato in elettronica e nella computeristica perché si caratterizza per altissime proprietà di conduttività termica ed elettrica; al tempo stesso è inalterabile e quindi non risente dell’azione degli acidi e non si ossida a contatto con l’acqua o con l’aria. Per tutti questi motivi ogni anno diverse tonnellate della produzione aurifera vengono utilizzate dall’industria elettronica e da quella dei computer. In particolare le componenti elettroniche interne dove è presente l’oro sono i circuiti stampati, il processore del computer, la memoria RAM, le schede di espansione, chipset e la scheda madre.
Bisogna tenere a mente che in ogni dispositivo elettronico sono presenti quantità infinitesimali di metallo aureo. Questo è dovuto al fatto che il metallo è estremamente duttile e quindi da un grammo si ottiene un filo lungo oltre 3 chilometri. Chiamato anche il metallo eterno, l’oro sta diventando un prodotto sempre più valutato, anche a causa della perdurante crisi economica: di conseguenza da alcuni anni è aumentata la pratica di monetizzare il metallo estraendolo dagli apparecchi elettronici in disuso oppure rotti. Sul web sono infatti diffusi video e tutorial per un recupero fai da te, tuttavia bisogna tenere a mente che questa operazione va effettuata con grande attenzione perché spesso si utilizzano acidi pericolosi per scindere l’oro dagli altri componenti. Inoltre possono servire attrezzature adatte, ad esempio delle pinze particolari e un cannello ossidrico. Al tempo stesso è necessario lavorare ingenti quantità di rifiuti elettronici per ottenere un certo guadagno: ad esempio serve circa una tonnellata di computer e dispositivi elettronici per estrarre 15 grammi di oro.
Per evitare spese che vanifichino il guadagno sperato si consiglia di rivolgersi ad aziende specializzate che recuperano l’oro dai rifiuti elettronici in maniera professionale in quanto strutturalmente attrezzate per il riciclaggio di particolari materiali in modo semplice e veloce. Alcune società hanno aumentato notevolmente il proprio fatturato svolgendo questa attività e rivendendo l’oro estratto dalle componenti elettroniche come lingotti.
Diverse società che effettuano l’estrazione del metallo nobile rivendono l’oro estratto in Germania e Gran Bretagna, mentre altre importano ingenti quantitativi di rifiuti elettronici da Paesi in via di sviluppo, ad esempio la Malesia e l’India. In questo modo si crea un vero e proprio circolo economico virtuoso, che sottolinea gli altri benefici che si ottengono con al pratica di recupero dell’oro.
Infatti non bisogna dimenticare che recuperare l’oro da apparecchi elettronici in disuso o rotti (tablet, computer, cellulari, smartphone e molti altri ancora) riduce notevolmente l’impatto ambientale delle attività umane. Da un lato ci sono molti meno rifiuti da smaltire, dall’altro si hanno a disposizione quantità rilevanti di metallo giallo: in questo modo è possibile ottimizzare il consumo delle risorse naturali riducendone l’estrazione. Al tempo stesso queste pratiche possono essere messe in atto anche per altri metalli presenti nei dispositivi elettronici, come il nichel, l’argento, il rame e il manganese.
Questa attività risulta ancora più importante considerando che ogni anno si producono a livello mondiale oltre 50 milioni di tonnellate di RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici) e che queste quantità sono in rapida crescita a causa dell’obsolescenza programmata dei dispositivi e dell’incessante innovazione tecnologica. Di conseguenza il tema del recupero dell’oro è sempre di maggior attualità: qualche anno fa la Comunità Europea ha emanato la Direttiva 2002/96 per dare linee guide in merito agli Stati membri. D’altra parte l’oro viene riciclato al 99%, tuttavia i normali processi di di scissione risultano molto inquinanti: per questo si stanno sviluppando sistemi sempre meno invasivi e che abbiano un limitato impatto sia sull’ambiente che sulla salute degli operatori del settore.